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Avvocati danneggiati dalla riformata competenza per valore del Giudice di Pace.

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Indice dei contenuti.

Mala tempora currunt sed peiora parantur: avvocati danneggiati dalla nuova competenza per valore del Giudice di Pace.

La riforma Cartabia ha ampliato la competenza per valore del Giudice di Pace, ora competente, tra l’altro, per le cause su beni mobili di valore inferiore a diecimila euro (in luogo dei precedenti cinquemila euro).

Tale modifica, entrata in vigore lo scorso 28 febbraio, causerà sperequazioni e danni economici agli avvocati i quali subiranno importanti decurtazioni sugli onorari liquidati in giudizio.

Avvocati danneggiati dalla riformata competenza per valore del Giudice di Pace.

E’ noto che la riforma Cartabia, per quanto riguarda il PROCESSO CIVILE, abbia tra l’altro aumentato la competenza per valore dell’Ufficio del Giudice di Pace innalzandola dai precedenti cinquemila euro agli attuali diecimila (cause relative a beni mobili, art. 7 cpc).

Scopo della norma è quello di decongestionare le aule dei Tribunali assegnando agli Uffici del Giudice di Pace, già in evidente difficoltà e sotto organico, la gestione di una preponderante “fetta” del contenzioso giudiziale.

La scelta “politica” del legislatore non ha tuttavia considerato le sue immediate ripercussioni sulla liquidazione giudiziaria dei compensi di avvocato.

Infatti, nei giudizi di nuova introduzione davanti al Giudice di Pace, si assisterà all’abbattimento degli onorari liquidabili agli avvocati in misura variabile tra il 18 e il 58 percento rispetto alle cause, di analogo valore, pendenti in Tribunale.

Dico meglio: è certo che, con la nuova competenza per valore del Giudice di Pace, i redditi dei piccoli e medi studi legali si contrarrano di almeno il 18-20%.

L’innalzamento della competenza per valore del Giudice di Pace è stato quindi operato senza considerare i riflessi della novella sui redditi degli avvocati, cui verranno liquidati compensi deteriori rispetto al passato.

Il metodo e la scelta operata dalla riforma Cartabia.

Non si mette in dubbio che per le attività dinanzi al Giudice di Pace spettino all’avvocato compensi inferiori rispetto a quelli dovuti in Tribunale.

Tuttavia si contesta la scelta ed il metodo adottato dal legislatore di riformare il processo civile a discapito della categoria forense e senza concreti vantaggi per coloro che si rivolgono al giudice per la tutela dei propri diritti.

Anche questa volta, si è assistito all’ennesima riforma “sulla carta” senza sostanziali benefici per l’utenza e gli operatori del diritto.

E’ ormai un dato di fatto: secondo il legislatore italiano, la giustizia non è un servizio essenziale.

Leggi anche questo articolo: “spese giudiziali: avvocato quanto mi costi?”

Dal 28 febbraio 2023, avvocatura sempre più a rischio.

Dal 28 febbraio scorso, data di entrata in vigore della riforma, per le cause di competenza del Giudice di Pace, di valore ricompreso tra 5.200 e 10.000 euro, verrebbero liquidati compensi di avvocato inferiori rispetto a quelli prevedibili per cause di pari valore tuttora pendenti presso i tribunali.

E quindi, sulla base degli attuali parametri di recente aggiornati, è certo che si verificherà un considerevole abbattimento, rispetto al passato, dei compensi di avvocato liquidati nelle cause di valore uguale o inferiore a diecimila euro, ormai di competenza del Giudice di Pace.

La riduzione è quantificabile, lo si ripete, in misura variabile dal 18% a circa il 59% rispetto al passato (vedasi prospetto che segue).

In assenza di adeguati correttivi sui criteri di calcolo dei parametri di avvocato, è facile “presagire” che ci saranno importanti ripercussioni nei rapporti professionali dell’avvocatura con la propria clientela (soggetti pubblici e clientela privata, convenzioni con assicurazioni e banche).

Quest’ultimo aspetto è particolarmente preoccupante considerato che ciò consentirà a banche, assicurazioni, clientela privata di rivedere in peius le convenzioni in essere con gli studi legali.

Il tutto in danno dei redditi della categoria forense, in crisi da ormai un ventennio, con rischi per la tenuta del sistema previdenziale forense, recentemente riformato.

Ipotizzabile, nell’immediato futuro, una riduzione degli attuali redditi degli avvocati di circa il 20%.

(segue) Avvocati danneggiati dalla riformata competenza per valore del Giudice di Pace /2.

Per maggiore chiarezza, si considerino le seguenti simulazioni di compensi di avvocato liquidabili per una causa del valore ipotetico di 10.000,00, ante e post riforma.

Avvocati danneggiati dalla riformata competenza per valore del Giudice di Pace

E’ evidente il sostanziale abbattimento, rispetto al passato, dei parametri di avvocato liquidabili in una causa del valore di 10.000 euro di attuale competenza del Giudice di Pace rispetto a quelli liquidabili in cause di identico valore tuttora pendenti in Tribunale.

E’ tranquillamente ipotizzabile una riduzione che va dal 17,72% al seppur astratto 58,83%.

Gli attuali parametri applicabili alle cause dinanzi al Giudice di Pace, in base alla nuova competenza per valore attribuitagli, comporterebbero certamente una riduzione dei compensi di avvocato di almeno il 18% rispetto alle cause di pari valore già promosse in Tribunale (in caso di applicazione di valori minimi presso quest’ultimo ufficio).

Sarebbe utile apportare correttivi ai criteri di calcolo dei parametri, ad esempio, ricollegandoli al mero valore della causa senza riferimento al giudice adito (ovviamente con applicazione di criteri già vigenti e più favorevoli per gli avvocati).

Cambiare tutto per non cambiare nulla.

A distanza di quasi due mesi dall’entrata in vigore della riforma “Cartabia”, tanti dubbi si profilano all’orizzonte per la giustizia italiana e per il futuro degli avvocati: poca efficienza, tanta confusione tra nuovo e vecchio rito, nessuna sostanziale accelerazione del processo civile.

Il legislatore ha inteso spingere l’acceleratore sulle cosiddette ADR senza considerare il loro scarso impatto nella risoluzione delle liti tra privati, almeno secondo l’esperienza dell’avvocatura italiana.

Il dato emerge in modo chiaro dal recentissimo rapporto del Censis, su commissione di Cassa Forense, secondo cui i redditi degli avvocati derivano principalmente dal contenzioso giudiziale.

A tal fine si legga:

“Viene sempre dai processi il reddito degli avvocati (e non dalle “Adr”)”, fonte “Il Dubbio”;

rapporto Censis 2023 sull’avvocatura, fonte Cassa Forense.

Insomma, sembra che la riforma Cartabia non comporterà nessun miglioramento, per la giustizia, rispetto al passato.

Perché in fondo “Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi” (cit. da “Il Gattopardo” di Giuseppe Tomasi di Lampedusa).

Grande amarezza, per tutti gli opertori del diritto e della giustizia, per l’ennesima occasione di riforma andata persa.

Foto di cottonbro studio scaricata da pexels.com

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